IL LAGO MORO
Guarda il video del Parco SovraComunale del Lago Moro ---> PLAY
Diventa fan della PAGINA FACEBOOK LAGO MORO
Diventa fan della PAGINA FACEBOOK LAGO MORO

MORFOLOGIA
Il bacino lacustre è situato ad altezza di 381 metri s.l.m.
E’ all’interno della conca compresa tra il territorio di Angolo, nella zona delle Sorline, e il territorio di Darfo con la sua frazione di Capo di Lago.
Le sue caratteristiche morfometriche : lunghezza di 820 m, larghezza di 320 m, profondità di 42,20 m.
La sua genesi si deve sia a una base strettamente geologica, di tipo strutturale, sulla quale i processi erosivi dell’ultima glaciazione hanno dato origine al Lago Moro. La sua alimentazione superficiale risulta pressoché inesistente, salvo piccole emergenze idriche di scolo delle acque dai terreni soprastanti.
Il bacino lacustre è situato ad altezza di 381 metri s.l.m.
E’ all’interno della conca compresa tra il territorio di Angolo, nella zona delle Sorline, e il territorio di Darfo con la sua frazione di Capo di Lago.
Le sue caratteristiche morfometriche : lunghezza di 820 m, larghezza di 320 m, profondità di 42,20 m.
La sua genesi si deve sia a una base strettamente geologica, di tipo strutturale, sulla quale i processi erosivi dell’ultima glaciazione hanno dato origine al Lago Moro. La sua alimentazione superficiale risulta pressoché inesistente, salvo piccole emergenze idriche di scolo delle acque dai terreni soprastanti.

LEGGENDE
Varie sono le leggende (le bòte, leggende locali camune, approdate alle stampe grazie a don Lino Ertani sorte intorno al lago. La più famosa parla di una culla che nelle notti di luna piena apparirebbe in mezzo alle acque del lago. La leggenda ha molte varianti, che rispecchiano tutte la stessa trama: in un lontano passato il lago non esisteva, al suo posto c'era una vasta radura in cui sorgevano due case: una abitata da una donna ricca e avara, l'altra da una donna povera e generosa. In entrambe vi era un bambino nato da poco. Un giorno un misterioso viandante bussa alla porta della casa della donna avara chiedendo cibo, ma la donna lo caccia malamente. Costui allora bussa alla porta della donna generosa, che lo rifocilla. Il viandante andandosene dice alla donna generosa di andarsene, perché su quel luogo è caduta la maledizione di Dio. La donna generosa fugge col figlio e subito dopo un diluvio allaga la radura sommergendo la casa con la donna avara e il bambino e creando il lago. Da allora nelle notti di luna piena si vede in fondo al lago una culla vuota e si ode il pianto del bambino
È da questi racconti tradizionali che deriva la denominazione dialettale del lago Moro: lac de la cüna (cüna essendo appunto la culla). Secondo monsignor Fappani, invece, il nome originario doveva essere lac de la güna o, più semplicemente, la güna, cioè fossa o conca profonda. Quando poi non si comprese più il significato di quel termine antico, lo si storpiò in cüna, favorendo così il sorgere della leggenda.[
Varie sono le leggende (le bòte, leggende locali camune, approdate alle stampe grazie a don Lino Ertani sorte intorno al lago. La più famosa parla di una culla che nelle notti di luna piena apparirebbe in mezzo alle acque del lago. La leggenda ha molte varianti, che rispecchiano tutte la stessa trama: in un lontano passato il lago non esisteva, al suo posto c'era una vasta radura in cui sorgevano due case: una abitata da una donna ricca e avara, l'altra da una donna povera e generosa. In entrambe vi era un bambino nato da poco. Un giorno un misterioso viandante bussa alla porta della casa della donna avara chiedendo cibo, ma la donna lo caccia malamente. Costui allora bussa alla porta della donna generosa, che lo rifocilla. Il viandante andandosene dice alla donna generosa di andarsene, perché su quel luogo è caduta la maledizione di Dio. La donna generosa fugge col figlio e subito dopo un diluvio allaga la radura sommergendo la casa con la donna avara e il bambino e creando il lago. Da allora nelle notti di luna piena si vede in fondo al lago una culla vuota e si ode il pianto del bambino
È da questi racconti tradizionali che deriva la denominazione dialettale del lago Moro: lac de la cüna (cüna essendo appunto la culla). Secondo monsignor Fappani, invece, il nome originario doveva essere lac de la güna o, più semplicemente, la güna, cioè fossa o conca profonda. Quando poi non si comprese più il significato di quel termine antico, lo si storpiò in cüna, favorendo così il sorgere della leggenda.[